21 OTTOBRE 2025
MASTOPLASTICA ADDITIVA, UNA GUIDA COMPLETA DALLA A ALLA Z
- Premessa: il seno come simbolo di femminilità e sicurezza
- In cosa consiste una mastoplastica additiva?
- Come funziona l’intervento al seno e quali cicatrici lascia
- Come sono fatte le protesi mammarie per la mastoplastica
- Quanto durano le protesi al seno?
- Come scegliere le protesi: tipologia, volume e sede di impianto
- Il decorso post-operatorio
- Come e quando riprendere il lavoro e lo sport
- Si può allattare dopo una mastoplastica additiva?
Premessa: il seno come simbolo di femminilità e sicurezza
Il seno è quella parte del corpo della donna che incarna il concetto stesso di femminilità. Senza divagare sul diverso “ruolo” che il seno ha avuto in epoche e culture differenti, possiamo affermare che al giorno d’oggi, nelle società occidentali, per una donna avere un bel seno è fonte di sicurezza e autostima – e spesso anche un vanto.
È però altrettanto vero che l’espressione “bel seno” non ha un significato univoco e oggettivo: per alcune donne l’ideale è un seno medio-piccolo, ben conformato e sodo, per altre il seno perfetto è più grande, prosperoso e mobile. Gli standard di bellezza del seno (così come di molte altre parti del corpo) hanno a che fare con la cultura, i modelli di riferimento, le proporzioni anatomiche e la percezione del proprio corpo – e sono tutto tranne che oggettivi e immutabili.
Il ruolo del Chirurgo Plastico, una guida professionale per le pazienti
È proprio questa diversità di gusti e desideri che rende complicato -e sfidante- il compito di un Chirurgo Plastico, che non si dovrà solo limitare a inserire una protesi per aumentare il volume di un seno, ma dovrà anche essere in grado di capire e interpretare il volere della paziente e farle comprendere a sua volta quale potrà essere il risultato finale ottenibile nel suo caso specifico.
Tante donne spesso si presentano alla prima visita con le foto di seni rifatti che rappresentano il loro ideale, pensando che un Chirurgo possa modellare il loro seno così come fa lo scultore con una statua. In realtà non è così: un seno, dopo l’inserimento di una protesi, aumenta sì di volume, migliora indubbiamente la sua forma, ma il risultato finale sarà sempre necessariamente condizionato dalle sue caratteristiche di partenza, che variano da donna a donna.
In cosa consiste una mastoplastica additiva?
La mastoplastica additiva è un intervento chirurgico che consiste nell’aumentare il volume di un seno piccolo o nel riempire un seno svuotato, grazie all’impianto di protesi mammarie. Il riempimento e/o l’incremento volumetrico mammario sono quindi dovuti all’inserimento di una protesi chirurgica in silicone, che può essere collocata al di sotto della ghiandola mammaria -ossia in una posizione più superficiale- oppure al di sotto del muscolo gran pettorale, a diretto contatto con il piano costale -ossia più in profondità.
Nel primo caso la protesi sarà coperta soltanto dalla ghiandola mammaria e dal tessuto cutaneo e sottocutaneo, mentre nel secondo caso avrà una copertura doppia (“dual plane”), data dal muscolo gran pettorale e dalla ghiandola mammaria.
Mastoplastica additiva dual plane: più sicurezza, più armonia
Di preferenza, io e la mia équipe utilizziamo la tecnica dual plane nelle mastoplastiche additive, che consiste nella creazione di una tasca al di sotto del muscolo gran pettorale dove verrà posizionata la protesi, previo uno scollamento parziale della ghiandola mammaria dal muscolo stesso, nella sua porzione inferiore, per far sì che la protesi posizionata dia una maggior proiezione del polo inferiore della mammella. Questa procedura garantisce un lavoro più stabile e un rimodellamento armonioso ed equilibrato del seno rispetto alla corporatura della paziente.
Tuttavia in alcuni casi specifici, come ad esempio in pazienti giovani con una ghiandola mammaria discretamente rappresentata, cute mammaria tonica e sottocute spesso, posizioniamo la protesi in sede sottoghiandolare, quindi più in superficie.
Come funziona l’intervento al seno e quali cicatrici lascia
La mastoplastica additiva è un intervento chirurgico che viene effettuato in anestesia generale, ha una durata variabile da una a due ore, e generalmente è sufficiente una sola notte di degenza in clinica, dopo la quale la paziente potrà già andare a casa.
L’intervento consiste nella creazione di una tasca, al di sotto della ghiandola mammaria o del muscolo gran pettorale (dual plane), in grado di contenere la protesi che verrà successivamente inserita. Le vie di accesso a questa tasca possono essere tre:
- via sottomammaria, con un’incisione che viene eseguita a livello del solco sottomammario;
- via periareolare, con un’incisione sull’emicirconferenza inferiore al limite tra l’areola e la cute circostante;
- via ascellare, con un’incisione all’interno del cavo ascellare.
Abitualmente viene inserito un drenaggio per parte, soprattutto in caso di tecnica dual plane, che (salvo rare eccezioni) verrà rimosso al momento della dimissione.
Con le nostre pazienti preferiamo utilizzare l'incisione a livello del solco sottomammario che è, a nostro avviso, la sede più nascosta e con il tempo la meno evidente. Questo tipo di incisione, inoltre, a differenza di quella periareolare, non apporta alcun tipo di interruzione e distorsione della ghiandola mammaria. La sutura viene eseguita con punti interni riassorbibili (che non dovranno essere rimossi) e rinforzata o da un punto unico intradermico o da punti staccati in seta, che andranno poi rimossi. Con il passare dei mesi, la cicatrice residua -se ben curata e adeguatamente massaggiata secondo le indicazioni del Chirurgo- risulterà sempre meno visibile.
Nel caso in cui il seno presenti un’areola lievemente ptosica, cioè un po’ scesa rispetto allo standard estetico, sarà necessario anche un riposizionamento di questa verso l’alto, che comporterà la presenza di una cicatrice sull’intera circonferenza areolare.
Come sono fatte le protesi mammarie per la mastoplastica
Le protesi maggiormente usate nel nostro Paese e nel mondo sono fatte di silicone, con un involucro esterno in silicone solido al cui interno si trova un gel di silicone altamente coesivo.
La superficie esterna solitamente è testurizzata (rugosa); le protesi a superficie esterna liscia sono poco utilizzate in Italia.
Fino al 2018 gran parte delle protesi testurizzate presentavano una superficie esterna macro-testurizzata, cioè con una rugosità marcata e irregolarità superiori ai 100 micron. Successivamente, a seguito del riscontro di sporadici casi di una rara forma di Linfoma non-Hodgkin, il BIA-ALCL (Anaplastic Large Cell Lymphoma), in pazienti portatrici di protesi mammarie a superficie macro-testurizzata, una nuova Normativa europea sulle protesi mammarie ha imposto il ritiro dal mercato di questa tipologia di protesi, e l’esclusivo utilizzo di impianti protesici a superficie micro-testurizzata e nano-testurizzata, cioè con rugosità meno marcata e con irregolarità al di sotto dei 100 micron le prime, e al di sotto dei 50 micron le seconde.
Le protesi usate a scopo estetico sono di forma rotonda o anatomica (a goccia) e sono di volume variabile, cosa che rende la scelta della protesi totalmente personalizzabile in base alle caratteristiche e alle dimensioni iniziali del seno e del torace della paziente.
Quanto durano le protesi al seno?
È importante ricordare che le protesi mammarie, essendo un corpo estraneo all’organismo, hanno una durata limitata nel tempo e non necessariamente possono rimanere in posizione per tutta la vita. Pertanto potrebbe essere necessario rimuoverle oppure sostituirle una o più volte nel corso della vita.
Recenti studi in corso, che avevano come oggetto la valutazione della durata delle protesi riempite di silicone, hanno fornito alcuni dati che stimano un tasso di rottura della protesi inferiore all’1% dopo 6 anni e all’8% dopo 11 anni.
In media, la durata prevista (ma non certa in assoluto) di una protesi mammaria varia tra i 10 e i 20 anni, in rapporto a numerosi fattori individuali. Diverse variabili possono incidere sulla longevità delle protesi (tipo di protesi, tipo di intervento chirurgico, lesione del seno, eccessiva e ripetuta compressione della protesi, altre cause prevedibili e non prevedibili…), ma anche una scelta personale della paziente o complicanze diverse dalla rottura possono richiedere la rimozione o la sostituzione di un dispositivo ancora integro.
Come scegliere le protesi: tipologia, volume e sede di impianto
La scelta del tipo di protesi -anatomica o rotonda- del suo volume, della sede di impianto e della via di accesso è principalmente una decisione del Chirurgo, anche se ovviamente dovrà tenere conto delle richieste e dei desideri della paziente. Rimane però prerogativa del dottore selezionare le protesi più adatte e stabilire la tecnica per l’impianto durante la mastoplastica additiva, in modo da garantire un intervento sicuro e un risultato armonico e duraturo.
Noi abbiamo indubbiamente le nostre preferenze a riguardo: preferiamo le protesi anatomiche, la sede sottomuscolare (mastoplastica con tecnica dual-plane) e l’accesso dal solco sottomammario. Non abbiamo però un’assoluta preclusione alle protesi rotonde, all’accesso areolare e alla sede d’impianto sottoghiandolare – devono però esserci le condizioni anatomiche adeguate, che ci consentano di ottenere un buon risultato estetico anche con queste modalità.
Per quanto riguarda il volume della protesi, vi è invece una possibilità di scelta più ampia. Prima di ogni intervento di mastoplastica additiva, dopo aver preso varie misure toraciche e mammarie, avremo già un’idea abbastanza precisa del volume delle protesi da impiantare, considerando anche il desiderio della paziente. In sala operatoria avremo comunque la possibilità di usare dei sizer (protesi di prova) che potranno confermare la nostra scelta riguardo al volume o farci optare per un volume differente, fermo restando il risultato che si voleva ottenere.
Il decorso post-operatorio
La scelta del tipo di protesi -anatomica o rotonda- del suo volume, della sede di impianto e della via di accesso è principalmente una decisione del Chirurgo, anche se ovviamente dovrà tenere conto delle richieste e dei desideri della paziente. Rimane però prerogativa del dottore selezionare le protesi più adatte e stabilire la tecnica per l’impianto durante la mastoplastica additiva, in modo da garantire un intervento sicuro e un risultato armonico e duraturo.
Noi abbiamo indubbiamente le nostre preferenze a riguardo: preferiamo le protesi anatomiche, la sede sottomuscolare (mastoplastica con tecnica dual-plane) e l’accesso dal solco sottomammario. Non abbiamo però un’assoluta preclusione alle protesi rotonde, all’accesso areolare e alla sede d’impianto sottoghiandolare – devono però esserci le condizioni anatomiche adeguate, che ci consentano di ottenere un buon risultato estetico anche con queste modalità.
Per quanto riguarda il volume della protesi, vi è invece una possibilità di scelta più ampia. Prima di ogni intervento di mastoplastica additiva, dopo aver preso varie misure toraciche e mammarie, avremo già un’idea abbastanza precisa del volume delle protesi da impiantare, considerando anche il desiderio della paziente. In sala operatoria avremo comunque la possibilità di usare dei sizer (protesi di prova) che potranno confermare la nostra scelta riguardo al volume o farci optare per un volume differente, fermo restando il risultato che si voleva ottenere.
Come e quando riprendere il lavoro e lo sport
Dopo una settimana circa dall’intervento sarà già possibile guidare l’auto, facendo attenzione a non compiere movimenti bruschi che possano creare dolenzia al muscolo pettorale.
L’attività lavorativa potrà essere ripresa pochi giorni dopo l’intervento, purché la paziente non svolga un’attività manuale faticosa.
Per quanto riguarda lo sport bisognerà invece attendere circa due settimane dall’intervento, con variazioni dipendenti dal singolo individuo e dalla sede di impianto delle protesi (sottoghiandolare o sottomuscolare), tenendo conto che per i primi due mesi sarebbe meglio svolgere esercizi che non coinvolgano le braccia né il muscolo pettorale.
Si può allattare dopo una mastoplastica additiva?
Le protesi mammarie, che siano posizionate sotto-ghiandola o sotto-muscolo, non interferiscono assolutamente con la funzione della ghiandola, pertanto in caso di gravidanza la donna potrà allattare senza alcun problema.
Inoltre, le protesi non disturbano lo studio strumentale della ghiandola e delle strutture limitrofe. Ecografia, mammografia e RMN, eseguite periodicamente in un programma di screening mammografico, non ne sono in alcun modo influenzate.